La caduta di Adamo ed Eva.


"Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò."
 Genesi, 1- 27.

C'era un tempo in cui l'essere umano era UNO.

Un tempo lontano ma ancora vivo nella memoria della Terra, dove l'uomo, più simile ad un animale che ad un essere umano, era un'unità. Un essere androgino, Completo. Unito. Integrato.

Come ogni essere perfetto (non evoluto, attenzione!), era felice, perché non sentiva il bisogno di niente. Possedeva potenzialmente dentro di sé, già tutto ciò che gli occorreva.  Felice di una felicità ingenua, inconsapevole ma perfetta.

Come l'embrione umano, quel grappolo di cellule nato dall'unione del maschio con la femmina. 


Perfetto, integro, ancora non differenziato, un potenziale che si svilupperà, se tutto andrà bene; si moltiplicherà e raggiungerà il suo paradiso terrestre: l'utero materno dove ormai feto, vivrà fino alla sua nascita. 




"Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra" Genesi, 1-28.

Un essere che ha un corpo ma ancora non possiede una psiche, un 'anima. Un animale o poco più che, proprio come l'embrione nei primi momenti del concepimento, si lascia vivere, guidato da una mano più grande di lui, la mano della Creazione.

"Allora il Signore plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" Genesi 2-7. 

L'uomo-animale diventa così un universo completo, un Dio appunto, che porta dentro di sé i semi di ciò che potrà essere e che in parte diventerà. Un dio in potenziale, completo e ancora integro, che ha a sua disposizione tutto ciò che può desiderare. Possiede già anche un primordio di psiche (anima, soffio vitale o coscienza che dir si voglia) ancora molto poco sviluppata e infantile.

Come l'embrione che diventa feto, che si impianta nell'utero materno, che trova il suo posto nell'evoluzione. E' felice anche se non sa di esserlo perché la sua coscienza é ancora primordiale. In quell'universo liquido non chiede niente perché tutto gli viene dato. E' la Vita che provvede a lui. Non c'é mancanza, non c'é desiderio.

 Nelle prime settimane di gestazione, il feto é un unico essere perfetto che basta a se stesso, così come l'uomo era un essere completo e vivo. Salvato da un Dio che lo sceglie per un compito piu grande. Adesso é pronto per accogliere il soffio di vita, che custodirà fino al momento della morte.

 La Vita provvede a lui. Non deve chiedere, perché già tutto gli é stato dato. Vive in un paradiso, chiamato Eden talvolta, dove tutto é a sua disposizione. 


"Poi il signore piantò un giardino in Eden a oriente e vi collocò l'uomo che aveva plasmato", Genesi 2-8.

Dicendo paradiso terrestre, non pensiamo ad un luogo reale ma allo stato della Psiche umana che all'origine del tempo (o meglio del tempo che noi conosciamo) era indifferenziata, ingenua, inconsapevole, proprio come quella del feto che vive indisturbato nel suo uovo perfetto.

Noi sappiamo però che la storia non finisce qui; infatti, basta osservare lo sviluppo fetale per capire a cosa é destinato l'uomo e quindi che cosa accadrà dopo.

"Il Signore diede questo comandamento: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché quando tu ne mangiassi, certamente moriresti", Genesi 2-17.

L'essere umano ha un corpo e una psiche; ha un luogo dove vivere che provvede a tutti i suoi bisogni. E' nell'Eden e vive felice. Ma noi sappiamo benissimo che il feto non vivrà per sempre nell'utero materno. Per quanto possa essere meraviglioso stare lì, arriverà un giorno in cui quel feto sarà spinto ad uscire. 

Nello stesso modo, il nostro uomo androgino, che in alcune tradizioni viene chiamato Adamo Kadmon (o Qadmon), non potrà restare nell'Eden per sempre. Nonostante abbia tutto a sua disposizione, sentirà la spinta a nascere altrove...

Cosa succede a questo punto della storia? Cerchiamo di scoprirlo insieme.

In un tempo che nella tradizione viene fatto risalire a circa 20 milioni di anni fa, avvenne qualcosa che cambiò profondamente l'evoluzione dell'essere umano e di cui ancora oggi viviamo le conseguenze.

Avvenne una differenziazione. Quell'essere originariamente completo e perfetto, ma anche inconsapevole ed ignorante (proprio come può essere un embrione nella pancia della mamma), subì una trasformazione che cambiò definitivamente il suo futuro. Fu qualcosa che rese l'essere umano diverso da tutti gli altri animali, con i quali fino a quel momento condivideva molto.

Questo evento separativo viene definito dalla Saggezza Eterna, cioé da quel corpo di scritti e non solo, tramandati da tutte le tradizioni storiche, filosofiche e religiose sulla Terra, l'Individualizzazione. 

Il Mestro Tibetano nei suoi libri blu, ci racconta che alcuni esseri particolarmente evoluti, vedendo che l'essere umano si era sviluppato a tal punto da poter sopportare un passo ulteriore e vedendo che questa era "cosa buona" per tutto il creato e la sua evoluzione, decisero di sacrificarsi, donando il proprio principio mentale evoluto agli esseri umani, dotandoli quindi di una mente che da semplice prototipo iniziale si sarebbe poi sviluppata in quello che oggi riconosciamo come principio mentale.


Altre tradizioni antiche raccontano storie simili anche se usando nomi e termini diversi. Certo per la nostra mentalità occidentale non é semplice poter, non dico credere, ma anche solo prendere in considerazione, che un tale evento possa essere effettivamente esistito. La scienza moderna meccanicistica fa risalire lo sviluppo della mente, che spesso viene fatta coincidere con il cervello, ad una serie di passi evolutivi che coinvolgono tutta la struttura cerebrale. E questo é sicuramente vero. Ma nessuno ancora sa dire come sia iniziato tutto questo. Come si é passati dall'essere animali, ad essere uomini che pensano. La sienza ad oggi non sa spiegare come questo sviluppo sia avvenuto. La teoria stessa dell'uomo che deriva dalla scimmia, crea molte perplessità agli scienziati moderni.

Che crediamo o meno alla storiella precedente, ciò che non possiamo negare é che ad un certo punto qualcosa di importante debba essere avvenuto. L'uomo si é individualizzato. Separato. O meglio, la sua psiche, da UNO completo e integrato, si é fatta MOLTI. 

Ma perché questo é avvenuto? Con quale scopo? E quali conseguenze ha avuto per noi? 

Per rispondere a queste domande, dobbiamo necessariamente fare un passo indietro, o meglio allargare il nostro orizzonte, il nostro sguardo sulle cose.

Siamo abituati a pensare che l'essere umano sia l'elemento più importante della Terra, addirittura, nel nostro delirio di grandezza, pensiamo di essere gli unici esseri sensienti in tutto l'Universo.

Proprio come il feto che non sa dell'esistenza nè del mondo esterno nè della madre che lo accoglie. Vede solo se stesso e si basta. Anche il bambino, dopo la nascita, ci metterà del tempo a realizzare di non essere solo e che esiste una realtà separata da lui.

Nello stesso modo, anche l'essere umano non é solo. E non é l'unico elemento importante nel cosmo.

Pensate a cosa compone il corpo (fisico) dell'uomo. Partendo dal suo organo più esterno, la pelle, entrando dentro e passando per tutte le sue parti costituenti, gli organi interni, il sangue, le cellule, le molecole, gli atomi. Il corpo di un uomo é un insieme di atomi. Gli scienziati ci dicono ormai di sapere che ogni singolo atomo che compone il corpo di un uomo, ha una sua coscienza. 


Capite? Ogni atomo ha una coscienza in via di sviluppo. O forse sarebbe più corretto dire è una coscienza in via di sviluppo! 

Così, ogni cellula, che é composta da atomi, ha una sua coscienza in via di sviluppo che é la somma, l'uninone di tutte le coscienze dei singoli atomi che la compongono.

E ogni parte del corpo, interna o esterna che sia, che é composta da cellule che a sua volta sono composte da atomi, ha una sua coscienza in via di sviluppo, che é la somma delle coscienze delle cellule, che é la somma delle coscienze degli atomi.

E così via...

Possiamo pensare che questo gioco di matrioske possa fermarsi con l'uomo? O forse é più verosimile pensare che anche l'uomo con la sua coscienza in via di sviluppo, che é la somma di tutte le altre coscienze (cellule e atomi) che lo compongono, sia una parte di un organismo più grande che lo accoglie?

La Saggezza Eterna lo ha sempre sostenuto. E a me sembra proprio che i conti tornino.

La Terra, che accoglie e ospita l'essere umano, assieme ad altri esseri viventi, é un Essere in evoluzione. In alcune tradizioni é chiamato Logos Planetario, in altre Dio!


Ma il nome che usiamo non é molto importante. Ciò che conta é capire che questo Essere vivente sta lavorando per evolversi, proprio come ognuno di noi e proprio come tutte le piccole parti (cellule e atomi) che ci compongono. Tutto é in via di sviluppo. Tutto e tutti camminano insieme anche se individualmente, verso una meta che in parte possiamo intravedere e in parte é ancora misteriosa. 

Dio non é perfetto, o almeno lo é in potenziale, come ognuno di noi, ma non ha ancora terminato la sua evoluzione. E' in cammino e tutte le cellule che lo compongono (anche noi esseri umani) partecipano della sua evoluzione.

Tutto questo, ci serve per capire il perché ad un certo punto l'essere umano perfetto, androgino e inconsapevole, si sia separato, diviso. 


Perché la psiche dell'uomo si é differenziata, separata, individualizzata? 

Il principio mentale che ad un certo punto ha fatto la sua comparsa nell'essere umano, é composto da due parti distinte: la mente concreta-inferiore e la mente astratta-superiore. La mente superiore, la sede dell'intuizione per intendersi, stiamo cominciando a svilupparla solo oggi, per cui in quei tempi lontani era solo un potenziale inespresso. La mente inferiore invece, con la sua concretezza, praticità e funzionalità, si é resa subito indispensabile agl uomini di quei tempi che hanno imparato ad utilizzarla sfruttandone le capacità. E' la mente logica, analitica, concreta e sequenziale. Per capire, analizza, scompone e poi categorizza. Divide il problema in tutte le sue componenti e risolve, raggiungendo lo scopo. La mente superiore invece guarda l'insieme, va oltre la forma apparente, vede orizzonti infiniti dove l'altra vede solo puntini separati.

Nell'essere umano, prima si sviluppa la mente concreta e poi, solo durante l'adolescenza si svilupperà quella astratta. Un bambino non può pensare in termini astratti (ecco perché i bambini non possiedono il concetto di tempo). E per svilupparsi, la mente concreta ha bisogno di analizzare, categorizzare, dividere. Ha bisogno di esperienze.

Quindi, all'origine dei tempi, per far sì che la mente concreta potesse svilupparsi, la psiche ha diviso, ha scomposto; ha scelto di rinunciare all'integrità iniziale, al suo Eden perfetto, per sperimentare la dualità, in tutta la sua spietata crudezza. 

"Allora il Signore fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una metà (costola é frutto di una traduzione sbagiata dall'ebraico!) e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò da quella metà, che aveva tolto all'uomo, una donna e la condusse all'uomo", Genesi 2-21. 






L'uomo si separa. La psiche si separa. Nasce la dualità. 


Il feto sceglie la via: maschio o femmina. L'essere umano percorre la stessa esperienza. Lui, o chi per lui!, sceglie di spezzarsi in due e di vivere la sua esistenza guardandosi continuamente ad uno specchio che non riconosce come se stesso.

Perché l'uomo non si ricorda del tempo in cui era Uno. Così come il feto non sa che c'é stato un tempo in cui ancora era tutto. 

Maschio e femmina, bene e male, buono e cattivo,  destra e sinistra, bianco e nero... potremmo continuare all'infinito. Qui non si parla solo di una divisione sessuale ma di qualcosa di più. E' il destino dell'essere umano che attraverso la guerra tra gli opposti, si evolve. Siamo esseri che disperatamente cercano l'unità che é stata perduta. Un lontano eco di quei giorni resiste dentro di noi, urla per essere ascoltato. Per molto tempo invece, siamo ciechi e sordi al suo richiamo. Crediamo davvero che tutto sia due, quando invece esiste solo l'Uno iniziale.

Ma siamo obbligati, da Dio (il Logos) a fare la nostra parte nel gioco dell'evoluzione.

E non pensate che tutto finisca qui. Anche il nostro pianeta, che per noi é cosi grande e imponente, é invece solo una piccola parte di una altro Essere ancora più grande, detto il Logos Solare, che a sua volta é parte di Altro, troppo lontano per essere anche solo immaginato. La matrioska non finisce mai!

"L'uomo disse: Questa volta essa é carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo é stata tolta", Genesi 2-23.

Le due parti divise, che in origine erano uno e adesso sono due, destinate a cercarsi per sempre.

"Per questo l'uomo abbandonerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne", Genesi 2-24.

La psiche umana divisa ma ancora inconsapevole. L'anima destinata a cercare di riunire ciò che la mente ha separato.

"Ora tutti e due erano nudi ma non ne provavano vergogna", Genesi 2-25.

Un'anima ancora bambina che non può vedersi per quello che é.

Dopo la cosiddetta "individualizzazione", inizia un processo complesso attraverso il quale la psiche umana, molto lentamente, sviluppa le sue qualità. Inizialmente utilizzando gli strumenti della mente concreta, la psiche inizia a classificare la realtà: il bene e il male prendono forma.

L'uomo non é solo in questo processo. Come sempre, anche in questo caso, é affiancato e guidato in ogni passo. Ma sarà lui a dover decidere. E' stato avvertito per tempo delle conseguenze della sua possibile scelta. Rimanere nell'Eden, nell'inconsapevolezza, nell'ignoranza, nell'utero materno (fino a quando?) oppure mangiare il frutto dell'Albero della conoscenza? 


 Dio li dice "se lo mangerai certamente morirai. Non dobbiamo fare l'errore di interpretare questa frase come una minaccia da parte di un essere superiore, Dio, che ci sovrasta e comanda a suo piacimento, punendoci quando facciamo la scelta sbagliata. Questa visione, da Vecchio Testamento, dovrebbe essere stata superata già da almeno 2000 anni, da quando cioè Gesù Cristo ci raccontò il Dio d'Amore. 

Dio, il Logos, insegna ad Adamo Kadmon che la conoscenza (primordio della saggezza) rende l'uomo mortale. Cosa significa? Morire a che cosa esattamente? 

"Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male", Genesi 3-4,5.

Morire significa cadere. La famosa caduta di Adamo ed Eva dal paradiso.


Questo essere umano che ormai si é differenziato, con una mente che ha iniziato a dividere per conoscere, cade nel mondo dell'illusione e muore a quella realtà che deve abbandonare per crescere e dove farà ritorno quando sarà pronto. La morte é l'allontanamento temporaneo dalla Casa del Padre. Certo non sarà per sempre; il figliol prodigo torna sempre a casa ma deve fare un giro enorme prima. E anche noi, come lui, dobbiamo tracciare il nostro cerchio.

La dualita é la Grande illusione.


Ma ci é necessaria per conoscere. Posso comprendere il caldo solo se ho vissuto il freddo. Posso desiderare il bene solo se ho sperimentato gli effetti del male, e così via. L'uomo non possiede un altro modo per conoscere. 

Il serpente che nella tradizione cristiana é sempre visto come elemento negativo, in realtà offre un servizio all'uomo. Li dà una possibilità. E l'uomo fa la sua scelta. Quante volte nella vita ci succede di accorgerci che quella che ci era sembrata una scelta sbagliata in realtà alla lunga si é rivelata la più giusta? 


In molte tradizioni il serpente invece viene addirittura fatto coincidere con Lucifero, il portatore di luce, colui che attraverso l'ombra ci permette di illuminare i luoghi oscuri del nostro essere.

In ogni caso, il frutto del bene e del male, rende Adamo ed Eva capaci di accorgersi di essere nudi e di provarne vergogna di fronte a Dio. L'uomo é nudo, é privo delle sue qualità all'inizio del viaggio e dovrà faticare molto per rivestirsi, per costruire quel corpo di gloria che possiede ma solo in potenziale. 


L'uomo cade dal paradiso alla terra, si immerge nella nebbia dell'illusione credendo che sia vera. Dimentico di chi é veramente e di cosa é venuto a fare. Alla continua ricerca di quella metà che un tempo ha perduto ma che non sa dove trovare.

Per tante vite, la cerca fuori di sè. A volte li sembra di trovarla e si sente felice ma sempre con un soffio di paura nel cuore di perderla ancora e ancora e ancora...

Fin quando capisce che tutto in realtà é dentro di sè ed é lì che deve essere cercato. Allora la paura scompare e così  anche la sofferenza dell'essere eternamente diviso che finalmente ritorna Dio. 


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