Il lavoro generico e il lavoro vero.


Spesso ho la sensazione di non fare abbastanza. Di non usare bene il mio tempo. Di non sfruttarlo a dovere. Sento di avere delle potenzialità e anche, perché no, dei talenti, ma non sempre riesco ad usarli o a metterli al servizio degli altri. Almeno non quanto vorrei.

Negli ultimi anni, questa sensazione di inutilità e di spreco del tempo, é cresciuta esponenzialmente dentro di me, alternandosi tra momenti di pace, relativa, a momenti di vera e propria tortura interiore!

Come uscirne? Come placare quella sensazione? Come zittire le tante voci che l'accompagnano?..."Non stai facendo niente"..."Sprechi il tuo tempo e le tue capacità, sempre che tu ne abbia!"..."Morirai senza aver compicciato nulla"..."La tua vita sarà ricordata come una vita inutile"...

Possono diventare veramente crudeli.

Fino a un po' di tempo fa, credevo fermamente a quelle voci, a ciò che mi dicevano e ne soffrivo, in un circolo vizioso che oscillava tra piacere e dolore. Vittima e carnefice allo stesso tempo.

Dopo tanto lavoro interiore, finalmente quel "corpo di dolore", come lo chiamerebbe Eckhart Tolle, ha iniziato a perdere colpi. Dopo anni spesi a nutrirlo con pensieri ed emozioni negative (se ti interessa sapere qualcosa di più sul corpo di dolore che tutti possediamo, puoi leggere "Il potere di Adesso" di Eckhart Tolle), ho iniziato a prenderne le distanze, a metterlo in dubbio. 


Il "corpo di dolore" é definito  dall'autore, come un ammasso di energia negativa, accumulata durante la vita (forse anche in vite precedenti, come inconscio collettivo) che occupa il nostro corpo, fisico, emotivo e mentale e che può raggiungere anche ampie dimensioni. È come un parassita che si nutre dei nostri pensieri ed emozioni negative, o meglio, della loro energia a bassa frequenza. È responsabile non solo di tanta infelicità e tormenti interiori, ma anche di malattie, a volte non più curabili purtroppo. Ma questo "essere", per così dire, può esistere solo fin quando crediamo nella sua esistenza. Nel momento in cui iniziamo a metterlo in dubbio, cominciamo a diminuire il nutrimento, fino a smettere del tutto, così che esso letteralmente "muore di fame", energicamente parlando.

Molti di noi subiscono, anche quotidianamente, la tirannia del corpo di dolore, ma non lo sanno. Pensano di essere loro stessi a produrre quei pensieri così distorti e nocivi. Ma se sapessero che i pensieri che facciamo, in realtà non sono nostre creazioni, ma pacchetti energetici già esistenti nell'etere, saprebbero anche che noi attiriamo i pacchetti che più assomigliano al nostro livello di frequenza. Così, accade che quando succede qualcosa che ci mette in crisi, la nostra frequenza si abbassa quando facciamo resistenza a quell'evento, non lo accettiamo...La nostra bassa frequenza attira pensieri a bassa frequenza che a loro volta attivano il corpo di dolore, alimentandolo appunto. È un circolo vizioso. Più reagiamo negativamente (non accettando) gli eventi che la vita ci propone, più proviamo emozioni negative, che abbasseranno ulteriormente la frequenza del nostro campo quantico (il campo energetico che ci circonda); questo attirerà pensieri negativi; il corpo di dolore si alimenterà, si rafforzerà. Tutto questo farà si che noi reagiamo in maniera sempre più negativa agli eventi esterni, riattivando tutto il circolo, che può andare avanti anche per tutta la vita, sfociando magari in una malattia.

Questo durerà fin quando non ci accorgeremo che quei pensieri ricorrenti (ognuno di noi sa quali sono i propri) in realtà non ci appartengono. Non sono nostri. E soprattutto, noi non siamo quei pensieri.

È una scoperta rivoluzionaria quando accade. Ti cambia la visuale. E per quanti tentativi il tuo corpo di dolore faccia per riportarti sulla "vecchia via", e per quanto una parte di te desideri anche tornarci, perché la strada vecchia ha sempre la sua attrattiva, non riuscirai più a tornare indietro. Questa é la potenza della Verità. Una volta che l'hai vista, non puoi più ingannarti.

Certo, il processo di liberazione non é immediato e non é breve, almeno per la maggioranza di noi. Si inizia e si va avanti, schivando attacchi, rialzandoci da ricadute, festeggiando ogni piccolo passo avanti.

Così é per me!

Periodicamente mi ritrovo a schivare gli attacchi del mio corpo di dolore. E qualche sera fa, girandomi e rigirandomi nel letto senza riuscire a prendere sonno, proprio in uno di quei momenti di inutilità, non sapendo come fare a zittirlo e quindi, allo stremo delle mie forze, chiedendo aiuto a qualcuno più in alto di me (dagli pure il nome che vuoi!), é accaduto qualcosa di strano. È stato come ricevere in testa una sassata. Un colpo che in un attimo ha spazzato via tutte le nebbie che mi avvolgevano. Uno scappellotto forse? Neanche tanto amichevole!!! Subito dopo, una voce autorevole e decisa (la voce della mia coscienza???) mi dice:

  "Cara Diletta, non hai ancora capito (e ti pareva???!!!); continui a fare confusione tra i piani. Adesso te lo spieghiamo noi come funziona. Esistono due tipi di lavoro: il lavoro generico e il lavoro vero. Per alcuni di voi il lavoro generico e il lavoro vero non possono coincidere. A volte sono vicini, altre volte invece coincidono perfettamente. Ed é da qui che nasce la confusione. 

Il lavoro generico risponde alle leggi dell'uomo. Ha uno spazio dove viene fatto (ufficio, supermercato, scuola...) e un tempo durante il quale si svolge (le ore di lavoro giornaliere e settimanali). È retribuito secondo un sistema ben preciso che usa il denaro come strumento. Segue delle regole ben precise. Dobbiamo dirti che il lavoro generico non ha nessuna importanza. Quindi anche se tu guadagnassi molto, fossi famosa o altro, questo non avrebbe in realtà nessuna importanza. Mentre sappiamo che per l'essere umano questi aspetti sono tra i più importanti della sua vita. Spesso vi dedicate unicamente al raggiungimento di tali obiettivi.


 
Il lavoro Vero segue le Leggi Superiori, dell'anima. Non ha tempo, ne spazio. non segue le regole del lavoro generico. Può darsi che tu compia il tuo lavoro vero in un minuto o in qualche secondo, o forse in ore e ore. A volte, non lo fai per giorni o per anni, a volte lo fai di continuo. Questo dipende dal Piano dell'anima. 

Il lavoro Vero è quello che ti illumina e illumina gli altri. Può avvenire attraverso qualcosa che fai o che dici. O magari anche non facendo proprio niente, se però la tua luce può filtrare e aiutare l'altro ad essere luce a sua volta, questo sarà sufficiente. 

Se tu confondi il lavoro vero con il lavoro generico, e giudichi il lavoro vero e i suoi risultati con gli stessi parametri con cui giudichi il lavoro generico, sarai destinata al fallimento. Non perché il fallimento sia reale, ma perché avrai delle aspettative non realizzate, mentre sarai cieca di fronte ai traguardi veramente raggiunti.

Non confondere i due piani. Impegnati nel tuo lavoro generico, qualunque esso sia, senza lamentarti, sapendo quanta poca é la sua importanza. Accorgiti invece di quando fai il tuo lavoro vero e vedine i frutti."

È stata la botta in testa più utile della mia vita!!!




Commenti

Post più popolari