Rinuncia a te stesso.


All'inizio é una vocina sottile sottile, quella dell'Anima tua che cerca di farsi sentire.
 Il rumore di fondo però é talmente assordante che per te é impossibile farci caso. E allora, Lei se ne sta lì, in disparte ed aspetta un momento migliore. 
Il tempo passa, le vite passano, il rumore é ancora molto forte. Il rumore esterno ma soprattutto quello interno, creato da quell'innumerevole flusso continuo di voci che popolano la nostra mente di continuo: pensieri su pensieri, su ogni cosa che vediamo o percepiamo, interpretazioni selvagge su noi stessi e gli altri, critiche, giudizi, rimuginazioni sul passato, vissuto e rivissuto più volte, proiezioni sul futuro; e poi ancora il rumore creato dalle nostre emozioni e dai sentimenti, paura, gioia, tristezza, sorpresa, noia, frustrazione, eccitazione e chi più ne ha più ne metta. Il caos e il rumore dentro di noi é oramai così continuo e forte, da non rendercene conto. Ci facciamo l'abitudine. 
È stancante? Sì, da morire. E infatti siamo tutti continuamente stanchi, sfiniti. Se potessimo, anche solo per un attimo, stare nel silenzio, quello vero intendo, ci accorgeremmo subito di quanto sia sfinente questo gioco al massacro.
La maggiorparte di noi vive in questo modo, oltretutto pensando sia "normale"! Alcuni addirittura si vantano perché la loro mente é costantemente a lavoro e produce sempre qualcosa!
Il miglior schiavo non é colui che accetta le catene senza ribellarsi, ma semmai colui che le catene se le costruisce da solo, e magari ne é anche contento! Poco male se la qualità della sua vita é scarsa. Poco male se alla sera si ritrova privo di energia, sfinito e spompato. Vive in questo mondo e questo mondo li richiede di essere sempre "sul pezzo" e soprattutto di produrre qualcosa. Se non produci non esisti. E nessuno di noi vuole rinunciare ad esistere nel pezzetto di mondo che li é stato affidato.
Bene, come può allora, quella sottile voce dell'anima, farsi sentire? 
Chi é completamente identificato col mondo e le sue regole, chi é nel sonno più profondo, non crede nell'esistenza di un'anima, semplicemente perché non può vederla. Basterebbe riflettere sulle tante cose che esistono oltre i nostri sensi, per esempio la luce ultravioletta, gli ultrasuoni e così via. Per noi esseri umani non esistono perché non possiamo percepirli ma col tempo é stata dimostrata la loro esistenza. Con l'Anima é un po' più complicato perché le resistenze alla sua esistenza, per l'uomo ordinario, sono molto forti. E poi, c'è stato il capolavoro di far coincidere il concetto di Anima con quello di Spirito e di inserire il tutto nel campo religioso. L'uomo moderno non può credere nella religione. Io stessa appartenevo a questa categoria, fino a poco tempo fa. Non credevo nell'esistenza dell'Anima. Il mondo reale era ciò che percepivo con i miei cinque sensi, e tutto finiva lì. 
Fatto sta, che ad un certo punto, nonostante quel rumore di fondo esista ancora, crisi dopo crisi, quella vocina inizia a farsi sentire. Certo inizialmente la confondiamo con la voce del nostro "Io", perché non conosciamo nient'altro oltre al lui.
Ben presto però ci accorgiamo che questa identificazione non é corretta. Perché l'Io dice una cosa e va in una direzione che é quella che conosciamo molto bene e che abbiamo seguito sempre. Mentre la "vocina" dice altro. Addirittura usa parole molto diverse, ha necessità diverse, spesso opposte all'altra. Nasce un conflitto, che esplode in una crisi esistenziale senza precedenti.
L'essere umano ha qui due possibilità: seguire la vocina, per quanto sia sottile, quasi un sussurro, e iniziare a svegliarsi; oppure, rifiutare quella opportunità e continuare a dormire.
Per quanto forse tante volte abbiamo scelto di riaddormentarci, arriva sempre un momento in cui decidiamo di svegliarci. Inizia così la fase del cosiddetto "risveglio", molto chiaccherato in questo periodo ma, spesso mal capito. Si pensa infatti che dopo quella prima esperienza, forte e un po' scioccante, il risveglio sia avvenuto. Invece, siamo solo all'inizio. Il risveglio é un processo lungo, che potrebbe occupare diverse vite e costellato da prove continue ed incessanti rinunce.
A questo punto, di solito, si desidera tornare a dormire, perché rinunciare non é proprio il nostro forte, diciamoci la verità! 
Abbiamo costruito una realtà dove "ottenere" é la regola. Rinunciare é da perdenti, é un fallimento, una rovinosa figuretta di fronte al mondo!

Prendi più possibile...Fai il massimo...Chi più ha, più é vincente...e così via. Queste frasi sono scritte dentro di noi con inchiostro indelebile.

E invece, la vocina cosa ci dice: "rinuncia a te stesso"!


Sembra una barzelletta, uno scherzo di cattivo gusto! 
Come posso, in questo mondo, rinunciare a qualcosa, anzi addirittura rinunciare a tutto? È impossibile, é sbagliato. La vocina mi sta portando fuori strada!
Reazioni più o meno violente al dettame dell'Anima.
Ma Lei é molto paziente. Figuriamoci, é li che aspetta da eoni. Cosa vuoi che sia per Lei aspettare un'altra vita o due? Tanto lo sa che prima o poi ci arriveremo a capire che l'unica strada per liberarci, é propria quella dalla quale fuggiamo inorriditi!

D'altra parte, i grandi Maestri ce lo hanno detto in tutte le salse. 
Prendiamone uno a caso, così, il primo che mi viene in mente: "Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuole venire dietro di me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua".
Ha detto proprio così. Ha usato proprio la parola "rinuncia".
Ma che vuol dire rinunciare a se stessi?
All'inizio questa parola non ci piace, perché ci ricorda la mancanza, la povertà. In questo mondo, rinunciare volutamente a qualcosa che si possiede é da sciocchi, é da deboli. Ma forse, diamo un'interpretazione sbagliata, o almeno limitata della parola "rinuncia".
Se andiamo a vedere l'etimologia della parola, scopriamo un significato diverso ed incredibile. 
Rinunciare deriva infatti dal latino renuntiare, parola composta da due parti: re=contro e nuntiare=annunciare, dichiarare. Quindi, precisamente "annunciare contro".
Cosa c'entra l'abbandono della rinuncia, con il dichiarare qualcosa?
Secondo gli storici della lingua, il senso di abbandono che é insito nel termine rinuncia deriva dal fatto che questa parola sia stata usata principalmente in ambito ecclesiastico, col significato originale di "dichiarazione di intenti e di forte astensione dal peccato"; questo avrebbe col tempo fatto coincidere rinuncia con abbandono, che ne é però solo un effetto secondario.
 Ricordate le frasi pronunciate durante la cerimonia Cresimale? "Rinuncio a satana" in realtà significa "io dichiaro di scegliere Dio al posto di satana".
In effetti, se ci pensiamo bene, non esiste nessuna rinuncia che non sia accompagnata da una dichiarazione di intenti, intima o pubblica che sia. Ogni volta che rinuncio a qualcosa, dichiaro contro, ovvero dichiaro di scegliere il suo contrario.

Vedete dunque come un atto apparentemente così passivo, diventa invece un atto di forza, una scelta attiva che fiorirà poi dentro e fuori di noi.


C'è una forza, un'energia incredibile in questa parola, che però ci é stata nascosta per tanto tempo.

Quando l'Anima ci chiede di rinunciare a qualcosa, in realtà ci sta chiedendo di scegliere qualcos'altro, innescando il cambiamento.

Ma cosa ci viene chiesto di abbandonare?
Rinuncia a te stesso, dice Gesù Cristo. Ma che vuol dire? Rinunciare a me stesso, vuol dire annullarmi, morire prima del tempo?...Ovviamente no!
Ma fin quando siamo "del mondo", questa é l'interpretazione che ne diamo.
"Siate nel mondo, ma non del mondo", ci dice ancora il Maestro dei Maestri. Vivete nel mondo dove siete nati, ma non crediate che sia la realtà. Vedetene il "sogno", riconoscetene l'inconsistenza, liberatevi dall'identificazione con le sue regole.
Rinunciare a se stessi, significa rinunciare a quella parte di noi, chiamata a volte il sé inferiore, altre volte l'ego e così via, che ci serve per barcamenarci nella quotidianità ma che allo stesso tempo ci incatena in basso, ci impedisce di volare. E noi, potenzialmente, siamo esseri creati per "volare" in alto, per ascendere. 
Rinunciare al piccolo sé inferiore, vuol dire rinunciare e quindi dichiarare contro, a tutte quelle tendenze ego-centrate, apparentemente innocue e invece molto nocive, che inquinano la nostra Anima. 
Non pensate in grande. Si comincia dalle piccole cose. Rinunciare a voler sempre avere ragione. Rinunciare a voler sempre dire la nostra idea anche a costo di entrare in conflitto con l'altro o magari umiliandolo sottilmente con la nostra intelligenza, usata male. Rinunciare a difendere il proprio punto di vista, sempre e comunque. Addirittura, rinunciare ad avere un punto di vista! Rinunciare all'apprezzamento dell'altro. Rinunciare al cinismo travestito da ironia. Rinunciare ad alcune abitudini. Rinunciare ad alcuni attaccamenti, anche molto semplici. Rinunciare a quello spuntino di troppo. Rinunciare a qualcosa che ci piace...Potremmo andare avanti all'infinito. E qualcuno starà già inorridendo. Ma il meglio deve ancora venire!
È un esercizio. L'obiettivo non é spogliarci di tutti i nostri averi più preziosi. Non é una punizione. Piuttosto, é quello di imparare che possiamo sopravvivere anche rinunciando proprio a quelle cose che per noi erano irrinunciabili, perché ci definivano, perché ci contenevano, perché ci impedivano, col rumore e con l'abbondanza, di venire in contatto con ciò che realmente siamo: un vuoto.
È la nostra paura più grande: scoprire che sotto al cumulo, c'è il vuoto.
Ne abbiamo paura e così rifuggiamo quel momento per vite e vite. Ma se sapessimo veramente che cos'è questo vuoto, la smetteremmo di scappare e di riempire e ci placheremmo.
È un vuoto pieno. Scusate il gioco di parole, ma non ne trovo di migliori!
È la fine della ricerca. È l'arrivo e l'inizio allo stesso tempo. È l'illuminazione. È il vero risveglio dal sonno e dal sogno nel sonno.



Personalmente mi trovo nella fase delle  piccole rinunce. È faticoso. A volte ci riesco, altre no. Prendo atto in entrambi i casi, senza giudicarmi troppo. Mia figlia mi chiama ma io ero già nel letto caldo; un tempo non mi sarei alzata dicendomi che non possiamo sempre accontentarli in tutto, questi figli! Ma l'anima invece mi dice di alzarmi, salire al piano di sopra e darle il bacio della buona notte. Lo faccio e dopo mi sento bene!
Mio figlio vuole mangiare il mio yogurt preferito; un tempo avrei rifiutato, perché anch'io ho diritto ai miei piccoli piaceri! Ma l'Anima mi dice di donarglielo senza pensarci troppo. Lo faccio e dopo mi sento in pace...
Del vuoto, ne ho avuto solo un piccolo assaggio. Ne ho avuto paura e mi ha spiazzato ma anche incuriosito.
Ogni mattina, mi chiedo, "che cosa vorrà da me la mia anima oggi?  Cosa mi chiederà di fare?".  Prego perché sia magnanima ma non troppo. Che mi dia la possibilità di fare la mia "dichiarazione contro", di affermare la mia scelta una volta per tutte, di chi voglio essere e chi abbandonare, per non tornare mai più indietro, ma andare solo avanti e in alto, fin quanto mi sara possibile fare! 






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