Sia fatta la Tua volontà.



"Padre, non la mia, ma la Tua volontà sia fatta". 

Questa frase, come un macigno, ci arriva direttamente dalla bocca di Gesù Cristo, quando, ormai vicino alla Sua crocifissione, nella notte passata sul Monte degli Ulivi, pregando, si rivolse al Padre e con totale accettazione lo pregò di fare la Sua Volontà.

Quante volte, anche durante la Messa oppure pronunciando il Padre Nostro, abbiamo detto, magari in modo un po' automatico, "Sia fatta la Tua Volontà". 

Ma capivamo veramente il significato di queste sacre parole? Io sicuramente no!

Per me infatti, fino a poco tempo fa, i vangeli, la Bibbia, le sacre scritture, erano solo un ammasso di vuote parole. Non le capivo. Non le sentivo.

Adesso non é più così e allora succede che queste "Parole" mi giungano all'orecchio, portatrici di messaggi importanti, che io cerco di cogliere e capire, e poi applicare alla mia vita di tutti i giorni, perché, come ci ripetono tutti i grandi Maestri, il sapere sganciato dall'azione pratica, non serve a niente.

E così, questa frase che leggiamo nel Vangelo di Luca e che racconta uno stralcio della tormentata notte di Gesù, nel Getsemani, arriva fino a me, da un libro che sto leggendo, dalla frase detta da un'amica e si inserisce nelle mie riflessioni di questi giorni, arricchendole di significati nuovi e a volte sorprendenti.

Scrivo questo pezzo durante il periodo natalizio. 

È sempre stato il periodo più entusiasmante per me, fin da piccola. Amavo le decorazioni, lo spirito del Natale, cercare piccoli pensieri per le persone amate...tutto mi piaceva del Natale. E ho trasmesso questo anche ai miei figli, che adesso attendono Dicembre con ansia per tutto l'anno...le lucine colorate, i mercatini, qualche dolce in più del solito, i film della tradizione...

Ma perché ne parlo al passato? Perché dico "mi piaceva"? Perché il tempo di questa narrazione é diventato un imperfetto e non più un presente?

Perché, mio malgrado, adesso non é più così. Quest'anno non é così!

E malgrado io sappia di essere in un momento di passaggio, che però non é chiaro quanto durerà (diverse vite forse?!), non posso fare a meno di registrare il cambiamento.

Ma non fraintendetemi: un distratto osservatore esterno, non noterebbe nessuna differenza in me. Procedo di giorno in giorno come sempre ho fatto. Faccio l'albero, addobbo la casa con cura, preparo le sorprese per i bambini, scelgo i regali, compro dolcetti...E una parte di me é coinvolta da tutto questo circo.

 


E un tempo neanche tanto lontano, ne sarebbe stata felice; avrebbe goduto dell'attesa e della gioia sua e degli altri intorno a sé. E il problema sta proprio qui. Accanto a questa vecchia parte, un po' bambina se vogliamo, che si entusiasmava di fronte alle "mille luci", adesso ce n'è un'altra, che non posso ignorare.

Questa parte nuova, che io stessa ho faticosamente contribuito a far emergere, non riesce ad essere felice del luccichio. A dire il vero, per lei il luccichio non esiste neppure. Non lo vede, non lo sente, non ne é minimamente interessata. E questa non é neppure la peggiore notizia!

Questa nuova parte di me é terribilmente sveglia. 

Ma che vuol dire questo? 

Vuol dire che un giorno di qualche mese fa si é svegliata e ha capito. Che cosa? Ha capito che stava sognando perché stava dormendo. E per quanto il sogno fatto fosse bellissimo, non ha potuto riaddormentarsi, anche perché chi le avrebbe dato la garanzia che una volta addormentatasi di nuovo, avrebbe ripreso a fare proprio quel meraviglioso sogno?

È proprio come quando al mattino ci svegliamo e nonostante nel letto caldo si stia benissimo, sappiamo di avere tante cose da fare, e così con un atto di volontà, ci alziamo e cominciamo la giornata. Nello stesso modo, quella nuova parte di me, una volta aperti gli occhi, non ha potuto ignorare il "da farsi" e si é voluta mettere in moto.

Svegliarsi non é di per sé una brutta esperienza. Anzi, quando ci svegliamo improvvisamente durante un brutto sogno, proviamo sollievo quando capiamo che non era reale. Ma pensiamo invece a cosa si prova quando suona la sveglia proprio nel bel mezzo di un sogno bellissimo?

Quel momento di estremo contatto con la realtà, fugace e bruciante in cui ci accorgiamo che purtroppo era solo un sogno, che non era la nostra realtà. E ancora  peggio, quando capiamo che é finito e che non ritornerà piu.

Ecco, io sono esattamente in quel punto. 

Mi sono svegliata da un bel sogno e ho capito che non era vero. Io avevo creduto che lo fosse, ma non era così; il bel sogno é finito e per sempre.

Quanto é amaro quel momento? Magari dura pochi istanti, ma tutti lo abbiamo vissuto almeno una volta nella vita. Come quando sogni un tuo caro che non c'è più e di cui senti la mancanza; quanto é terribile scoprire che non era vero. Ci si sente fregati, traditi, delusi. È un attimo, é vero, e poi si ritorna alla vita di sempre, ma non possiamo negare quell'amaro in bocca.

Provate ad immaginare allora quanto possa essere deludente e amaro scoprire che il bel sogno in realtà é ciò che tu chiami "la mia vita". 

Quanto può essere bruciante capire di aver scambiato per millenni il regalo col pacchetto?

Molti non crederanno a quello che scrivo, e neppure io ci avrei creduto fino a qualche anno fa. Questo genere di cose le si possono accettare solo dopo averle acquisite. E all'inizio del percorso é una fortuna non sapere la verità, perché per tanto tempo ci illudiamo pensando che la realtà finisca tutta lì, con le preoccupazioni quotidiane, i successi, i fallimenti, gli amori, i tradimenti, la morte...Finché non saremo pronti, é utile non sapere; così possiamo concentrarci pienamente sulla vita e sulle lezioni che dobbiamo imparare.

Ma arriva un momento in cui iniziamo a percepire qualcosa; un sottile disturbo, un rumore di fondo, che a volte scompare sommerso dalle attività frenetiche quotidiane (che tante volte usiamo proprio per non sentirlo!) e altre volte invece diventa insopportabile, come un acufene che fischia nel tuo orecchio senza darti tregua. Inizi a farti delle domande. 

E quelle domande ti portano altrove, lungo un cammino che prima o poi arriva al risveglio appunto. Per alcuni accade tutto in un botto ma per la maggior parte di noi avviene invece per gradi, goccia goccia. Piccole espansioni di coscienza che si susseguono tra loro. 

Così é stato per me. 

Come avrete capito quindi, tutto questo non ha a che fare veramente con il Natale, ma con qualcosa di molto più importante e profondo. Riguarda esattamente quel processo che ci spalanca gli occhi alla luce.

Si dice che l'Essere Umano sia quel meraviglioso campo di esistenza dove spirito e materia si incontrano. Per molto tempo però questo incontro non é stato equilibrato. La materia ci ha attratto con tutte le sue forme mutevoli, ci ha sedotto con la sua promessa di felicità, ci ha imprigionato con le sue catene di desiderio e ambizione. Questo era l'unico campo che conoscevamo, dove lottavamo per essere felici. A volte lo siamo stati, ma era sempre una felicità passeggera. Volava via con il vento e noi ricominciavamo a cercarla, stancandoci senza fine.

Ad un certo punto lo capisci però. Lo capisci che tutto quel circo esteriore non ti porterà mai da nessuna parte. Lo capisci quando sei pronto, spesso quando sei a terra, ancora più spesso quando la vita ti ha portato via qualcosa di importante, di fondamentale. E quando lo hai capito, non puoi più tornare indietro. Sì, per un po' di tempo continuerai a raccontarti storie, ma in fondo lo sai qual é la verità.

Come vi ho detto, io mi trovo esattamente in quel punto. E così, tutte le cose che prima mi entusiasmavano, mi eccitavano promettendomi chissà che, adesso non mi interessano più.

Questo é quello che provo: un totale disinteresse.



Forse un tempo avrei avuto paura di essere in depressione. Ma non é così. La verità é un'altra. 

Non mi interessa perché so che non é reale. 

Potreste interessarvi tanto ad un sogno? Non pensereste di perdere il vostro prezioso tempo, nel cercare di restare più a lungo al suo interno quando fuori avete tanto da fare? E non vi sentireste anche un po' sciocchi nel rimpiangere continuamente quello che era solo un episodio avvenuto nel vostro cervello durante il sonno? 

Da questa consapevolezza nasce il disinteresse che si traduce poi nel non poter più assaporare, come facevi un tempo, quelle deliziose pietanze preparate appositamente per te. Io sono come colui che a causa di una malattia alla sua cistifellea, seduto davanti ad una tavola imbandita, pur abbuffandosi, non riesce a sentirne il sapore visto che ha solo l'amaro in bocca. Un amaro che non lo lascia mai, neppure dopo il dolce più dolce che ci sia. 

Terribile vero?

Ma coltivo dentro al mio cuore, la speranza, la fiducia, che questa fase del disinteresse, sia preparatoria a qualcos'altro, di più piacevole. Potrebbe forse essere l'embrione di quello che i Maestri chiamano "il distacco"?



Questa qualità dell'Anima di non attaccarsi alle cose, alle persone, alle situazioni...di vivere in un eterno presente che é sempre perfetto così com'è. Il non desiderare, non per sacrificio o rinuncia, ma perché si é andati oltre. In fondo é quello che ci ha insegnato il Buddha: l'attaccamento é la causa principale della sofferenza. Al contrario, la liberazione dall'attaccamento rappresenta la liberazione dell'Anima dal mondo della forma. 



Attaccamento ai beni materiali certamente, ma anche alle persone, alle situazioni della nostra vita, fino ad arrivare all'attaccamento più estremo, quello verso il corpo, da cui genera la paura della morte, e addirittura l'attaccamento al nostro "io". 

Tutti noi, chi più chi meno, é attaccato con le unghie e con i denti alla propria vita e a se stesso. Ci illudiamo di poter controllare chi siamo e cosa facciamo. La Vita é nostra, ci é stato detto. Noi ne abbiamo il controllo. E questo é vero, ma non nel senso che intendiamo noi. Il controllo della nostra Vita non é, fortunatamente, nelle mani del nostro piccolo io, fragile, contraddittorio, manipolabile, ma semmai risiede nella nostra Anima, con la quale l'io é collegato, anche se spesso non lo sa; e ancora di più nello Spirito (detto anche Monade) che é un altro modo per chiamare ciò che Gesù Cristo intendeva con la parola "Padre". È il Padre, cioè il nostro Spirito, che dirige il Piano per noi. 

Certamente, per molto tempo, la sua influenza é come assente. Ed ecco allora che interviene l'Anima, mezzo intermedio, ponte tra l'uomo e lo Spirito. E prima ancora, é il piccolo ego che guida la nostra "vettura" facendoci sbattere da tutte le parti!

E allora, la frase iniziale, Sia fatta la Tua volontà, assume un significato diverso, più profondo. Non più, affido la mia vita ad un Dio che non conosco, perché sono impotente e incapace. Ma, al contrario, la affido al Dio che é dentro di me e che incarnerò in modo sempre più perfetto.



Una volta capito questo, si comincia a lasciare il controllo. Non nelle mani di qualcun'altro ma semmai nelle mani del nostro vero Sé.



Una volta capito che il regalo non é il pacchetto, si trova il coraggio di iniziare a scartare, non sapendo però che cosa troveremo dentro. Abbiamo paura che la scatola sia vuota e così un po' scartiamo e un po' ci fermiamo, combattuti tra curiosità e paura.

In realtà lo sappiamo nel profondo che il regalo che ci aspetta sarà bellissimo. È che aspettare  l'arrivo della notte di Natale non é un gioco da ragazzi, vero?!!!


 

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