Plenilunio in Bilancia: la giusta scelta.

Nel mese a cavallo tra Settembre e Ottobre, il Sole passa nel segno della Bilancia, uno dei più complessi e misteriosi di tutta la ruota dello zodiaco.



 Il nostro eroe Ercole, superata la sesta porta, si trova adesso ad affrontare la settima fatica...

 La settima fatica: La cattura del Cinghiale di Erimanto.




Per poter diventare ancora più "divino" Ercole necessitava di sviluppare alcune importanti virtù: equilibrio e sano giudizio, per poter divenire un perfetto servitore dell'umanità.
Con questo scopo, li fu proposta la settima prova: catturare un enorme cinghiale selvaggio che terrorizzava la città di Erimanto. 
Prima di partire, un unico avvertimento li fu dato dal suo Maestro: prendi tempo per mangiare.
Passando attraverso la settima porta, Ercole non sapeva che avrebbe dovuto affrontare una prova duplice: il coraggio e la fedele amicizia.
L'eroe non volle portare con sé nessuna arma, per non rischiare di fare male a qualcuno per sbaglio, come era accaduto già in passato. 
Quindi partì solo con la sua fedele clava.
 Salì sulla cima della montagna di quel paese in preda al panico.
Sulla via incontrò un vecchio amico, Folo, un centauro ben noto agli dei. Si fermarono a parlare per un po', ma dopo del tempo Ercole si dimenticò il motivo per cui era sul cammino e accettò l'invito dell'amico di andare a banchettare con del buon vino. 
Il barile di vino apparteneva però a tutti i centauri ed era vietato berne anche una sola goccia se non fossero stati presenti tutti. Pur sapendo questo, Ercole e Folo aprirono il vino e insieme ad un altro amico, Chirone, ne bevvero in gran quantità. 
Ormai ubriachi, le loro urla di giubilo furono sentite dagli altri centauri che erano non molto distanti da lì. Ci fu così una grande lite, durante la quale Ercole, malgrado il suo buon proposito iniziale, fu di nuovo messaggero di morte. Infatti uccise sia Folo che Chirone. Dopodiché sconvolto, lasciò il gruppo e riprese la sua salita sulla montagna.
Si rimise in cerca del cinghiale, senza successo. 
Allora, decise di usare una trappola e aspettò per tutta la gelida notte. Intorno all'alba, il cinghiale fece la sua comparsa. Una volta caduto nella trappola, Ercole decise però di liberarlo perché voleva combattere con lui alla pari e vincerlo con la forza e non con l'astuzia. 
E così combatté con il forte cinghiale e lo vinse. 



Ercole scese dal monte verso la valle cantando e tenendo l'animale, ormai domato al suo volere, per le zampe posteriori e spingendolo come fosse una cariola. Tutti quelli che lo vedevano passare, ridevano a crepapelle alla vista di quella scena ridicola. 
Le settima lezione, dell'equilibrio, era stata compiuta. 
Ma il Maestro ricordò ad Ercole di riflettere sulle prove del passato perché per ben due volte aveva ucciso invece di amare.

La Bilancia é un segno di equilibrio e di giustizia.
È rappresentato dal simbolo della Giustizia, una figura femminile cieca, che tiene in mano i piatti di una bilancia appunto. Infatti, solo la visione interiore, cieca al richiamo dei sensi, ci permette di sapere cosa é giusto e cosa non lo é. 


Giustizia non significa "dare a Cesare quel che é di Cesare", ma come ci spiega anche Gesù nel discorso della montagna, giustizia é quella qualità dell'anima di saper fare soltanto le cose giuste, nei settori fisici, mentali e spirituali della vita. 
E l'equilibrio


L'equilibrio tra le paia degli opposti: in questo segno si può oscillare dalla parzialità e pregiudizio, alla giustizia e discernimento; dalla ottusa stupidità alla saggezza; dal materialismo più sfrenato, dove il sesso e il denaro la fanno da padrona, alla spiritualità più alta e valorosa. 
Tutti questi aspetti duali sono sempre presenti sulla nostra Via; a noi sta la scelta!
 Ogni attimo della nostra esistenza siamo chiamati a decidere da quale parte della bilancia vogliamo stare. 
Le "tentazioni" non cessano mai; anzi é proprio quando pensiamo di essercene liberati, che tornano a tentarci, proprio come il vecchio amico Folo che convince Ercole ad ubriacarsi.
 Ma le conseguenze delle nostre scelte sono sempre davanti ai nostri occhi. E prima o poi saremo chiamati a risponderne. 
Nonostante i suoi grossolani errori e le sue cadute e ricadute, Ercole prosegue comunque la sua prova e si trova finalmente a poter affrontare il grande cinghiale che aveva terrorizzato un intero paese. 
In questa prova Ercole ci dimostra che non sempre occorre la forza "per catturare" la bestia, ma che possiamo usare anche metodi più gentili e astuti. Prepara infatti una trappola e pazientemente aspetta. 
 Come sempre l'animale, con i suoi istinti spesso incontrollabili, rappresenta la nostra personalità che prima o poi va "catturata" ma non con la forza, bensì con l'astuzia, un'arma di cui l'uomo dispone. 
Solo dopo averlo catturato e ingabbiato, Ercole decide di liberarlo di nuovo per domarlo con la forza delle proprie mani. 
È solo dopo la cattura che ci sarà bisogno della forza per domare la bestia, che altrimenti non accetterà mai di buon grado di essere sottomessa.
 Qui il mito ci da proprio un'indicazione pratica del lavoro che dobbiamo fare se vogliamo sottomettere la nostra personalità al comando dell'anima. 
C'è bisogno di forza, di decisione e di coraggio. Sarà una vera e propria lotta ma la fine é già certa fin dall'inizio della storia: l'anima vince sempre.
Questa settima fatica termina con una scena pittoresca e divertente: Ercole che trascina il cinghiale come fosse una cariola, cantando a squarciagola giù per il pendio.
 Due sono i significati nascosti qui: da una parte é una rappresentazione simbolica dell'anima che cerca di dirigere la personalità, anche se inizialmente in modo ancora un po' maldestro. 
Dall'altra, ci ricorda che la risata, il mettere in ridicolo le nostre piccole pretese, facendone emergere le incongruità, é tra le migliori armi che l'uomo ha a sua disposizione per vincere l'illusione in cui é inserito e costretto a vivere. 
Attraverso questa prova Ercole, l'anima, pur con difficoltà ed errori, dimostra di aver conseguito il controllo della natura emotiva (il cinghiale), del desiderio, che non ci abbandona mai, anche quando ci illudiamo di averlo vinto. 
Forse per un po' riusciamo a liberarcene ma col tempo tornerà a bussare alla nostra porta. 
Fin quando con astuzia e coraggio, non lo trascineremo in cima al monte, dove le nebbie si dissolvono e possiamo finalmente vederne il vero volto. 
Solo allora troveremo la determinazione per lottare. 
Il desiderio non si sconfigge uccidendolo ma domandolo, facendo la giusta scelta, che non é né a destra né a sinistra. 
È la nobile Via di mezzo. 


È il perfetto equilibrio tra spirito e materia, tra il divino e la forma. 
È l'obiettivo da raggiungere per tutti noi  sulla Via...





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