Alice nel paese delle meraviglie. Il viaggio nella radice.

Qual é la tua fiaba preferita? La mia indubbiamente é Cenerentola. Vuoi mettere la bellezza della storia, la fata turchina, il meraviglioso vestito color cielo, la scarpetta di vetro, la zucca che diventa carrozza...potrei stare tutto un giorno a parlarne. Qual é invece la tua fiaba "spreferita"?...lo so che non si dice in italiano, ma rende l'idea! La mia sicuramente, Alice nel paese delle meraviglie. Non so precisamente il perché, ma questa fiaba non mi ha mai convinto!!! E dire che negli ultimi anni l'ho incontrata un sacco di volte sulla mia strada. Mia figlia infatti adora il film Disney. Io invece al cinema mi sono addormentata! L'altra sera é stato invece il bimbo piccolo che ha proposto di rivedere tutti insieme quel film e io ho accettato. Ultimamente sto riguardando molti film già visti in passato e devo dire che spesso scopro messaggi che non avevo colto prima. Forse sarebbe stato così anche per Alice, ho pensato! E infatti, fin dal primo minuto ho capito che questa volta avrei visto un film completamente diverso. Mi é stato chiaro fin da subito che quel film, l'altra sera, parlava di me. Alice é ormai una ragazza cresciuta ed inserita nel mondo. Certo, non é un tipo convenzionale ma questo per lei é solo un problema, un impiccio. Tutti spingono affinché si "normalizzi" e lei ce la mette tutta, ma con scarsi risultati. Come diceva mia nonna: "Non puoi cavare un diamante da una rapa". Ma la cosa ben più tragica nella vita di questa giovane donna, é che non si ricorda chi é...Esatto, per quanto possa sembrare assurdo, Alice non ha nessuna memoria, nessuna consapevolezza di che é veramente. Ma guarda un po'...mi ricorda qualcuno! Ovviamente riceve tutta una serie di aiuti per colmare quella lacuna, ma é talmente lontana dalla verità, che niente sembra aiutarla veramente. Niente, a parte il bianconiglio. Il simpatico animaletto col panciotto, attrae la sua attenzione. Ha un orologio in mano: "Non c'é più tempo Alice, sveglia..."!
Le ricorda vagamente qualcosa ma la verita é nascosta sotto mille veli. La curiosità però, si sa, é femmina. Ed é proprio per correre dietro a lui, che la nostra protagonista si avventura nel bosco. Ah, da quanto tempo il bianconiglio mi insegue con il suo orologio in mano per dirmi "sveglia Diletta, non c'é più tempo...". È che uno fa fatica a crederci.... Ma il tempo stringe, per davvero. Come la nostra Alice non ricorda di aver già incontrato il coniglietto e di aver fatto quel viaggio da piccola, così anch'io avevo dimenticato di averlo già incontrato, da piccola. Proprio l'altra sera infatti mi sono ricordata che ai tempi della scuola materna, era proprio quello il film che ci veniva proposto quasi ogni giorno. Proprio Alice nel paese delle meraviglie. Improvvisamente ho ricordato. Mi sono vista seduta in mezzo a tutti gli altri bambini, mentre guardavamo quel film. Io avevo paura di quella bambina che per colpa di un biscotto, diventava grande, sempre più grande, fino ad uscire dalle finestre della casa con i suoi grandi piedoni.
Ecco spiegata la mia avversione per questa fiaba. Ma puo bastare questo a spiegarne il motivo? Mmmmm, mi sembra una spiegazione insufficente. Analizzando a grandi linee il simbolismo della fiaba, il suo rappresentare la caduta dell'essere umano nel mondo caotico e assurdo della sua interiorità, forse si spiega la paura e la difficoltà a guardarlo con la dovuta leggerezza. Eh sì, perché questa fiaba parla proprio di questo. Arriva un momento lungo il tuo percorso, in cui il tempo comincia a stringere. È il momento in cui non puoi più permetterti di scappare, di tergiversare. Non c'é più tempo da perdere. È il momento di ricordare chi sei. È il momento di entrare dentro di te ed iniziare a fare esattamente quello che sei venuta a fare.
La povera e ignara Alice, casca così nel famoso albero e inizia il suo viaggio dentro la radice. La radice dell'essere. Ricordo che da piccola mi inquietava alquanto la sua caduta, in quel tunnel buio, caotico, sconosciuto, dove tutto é capovolto. Ricorda vagamente il canale del parto. Passaggio stretto verso la vita. Un incredibile viceversa tra due mondi apparentemente scollegati, ma forse non così tanto come pensiamo. Altrattento inquietante per me era anche la stanza delle porte. Tra le tante possibilità, quale scegliere? Ovviamente solo una porta é quella giusta...
Problema risolto! Basta avere la chiave...ah già , la chiave. Ci viene data in donazione, peccato però che per prenderla bisogna essere delle dimensioni giuste. Né troppo piccoli, né troppo grandi. Un problema di giuste dimensioni appunto. Oh, ma questo é il mio problema da tutta una vita: quando troppo grande, quando troppo piccola. Trovare la giusta misura tra narcisismo e umiltà, non é un lavoro da poco! Per prendere la chiave devi essere grande, per passare dalla porta devi essere piccola. Questo passaggio mi ricorda qualcosa: "In verita io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli", ci dice il Maestro Gesù. Cosa significa diventare come bambini? Significa portare avanti quel lavoro interiore attraverso il quale passo dopo passo riusciamo a mettere il nostro ego al servizio di una guida maggiore, la nostra Anima. Diventiamo bambini quando la nostra personalità finalmente capisce che é l'Anima a guidarci e che lo fa per un bene superiore. Solo in quel momento potremo passare quella porta ed accedere al "paese delle meraviglie" o come volete chiamarlo.
Una volta oltreppassata quella soglia, la nostra Alice inizia il viaggio alla scoperta di sé. Tutti gli strani personaggi che incontra ovviamente sono parti di se stessa e raccontano chi é. Ma lei é ancora lontana dalla verità e al pari degli altri, dubita continuamente di essere la "giusta Alice". "Posso veramente essere io?", si chiede...Le sembra impossibile. Nel film si parla di una misteriosa missione ma nessuno é sicuro che possa essere Lei a portarla a termine. Nessuno la riconosce. È troppo diversa da quella bambina coraggiosa e sognatrice che tanti anni prima era stata lì. Perfino la perfida regina di cuori non può capire che é lei. La situazione é critica: nel regno vige la menzogna e la paura. La felicità é una meta lontana e nessuno sa come raggiungerla. Questo é quello che ci succede quando diamo il potere alla nostra personalità che senza la guida dell'Anima, mal ci consiglia e in nome di ambiziosi obiettivi, ci allontana sempre di più dalla verità. La storia inizia a cambiare quando Alice fa finalmente il suo incontro con la regina Bianca, delicata creatura che non può che simboleggiare la Consapevolezza.
È da quel momento in poi che la nosta eroina inizia a ritrovare se stessa, a ricordare. "Siamo proprio sicuri che sia solo un sogno?" si chiede...e in fondo non é quello che ci chiediamo un po' tutti? C'é un mostro da sconfiggere. Rappresenta l'incontro con le nostre paure più grandi. Solo affrontandole e uccidendole una volta per tutte, possiamo veramente incarnare chi siamo e iniziare a compiere la nostra missione. Ancora una volta, gli aiuti non mancheranno. C'é una spada, arma sacra tenuta in ostaggio dall'ambizioso e perfido aiutante della regina di cuori. Solo Alice puo trovarla e riportarla nella sua giusta sede. Fino all'ultimo, non é chiaro se Alice troverà il coraggio di affrontare il mostro. Ma solo lei può farlo perché quella é la sua vita ed é il suo sogno. Così, alla fine, armata di tutto punto, accetta la sfida e dimostrando a se stessa che l'improbabile é in realtà possibile, fa quello che deve. Prima la lingua e poi la testa. Adesso il mostro non può più parlare dentro di noi, non ha più presa. Siamo liberi. Possiamo finalmente essere chi siamo. E uscire dal sogno una volta per tutte!

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