IO SONO

Come ho già raccontato tante volte, ho deciso di studiare psicologia durante l'ultimo anno di liceo. Periodo molto turbolento della mia vita, durante il quale sentivo il bisogno di essere aiutata, ma per motivi che allora mi erano incomprensibili, l'aiuto non c'era. Mi sentivo sola in mezzo alla tempesta e non ero per niente sicura di uscirne viva. Durante un seminario organizzato a scuola per l'orientamento al mondo del lavoro, scoprii l'esistenza di questa professione e mi sembrò un miracolo. Potevo imparare a fare qualcosa che avrebbe aiutato gli altri, quelli come me, che sentivano di affogare nel mare in tempesta. Potevo essere la mano che si tendeva verso di loro e che magari riusciva pure a portarli in salvo. Mi é stato chiaro fin da subito il concetto che "aiutando gli altri" avrei in realtà salvato me stessa. Dopo l'università , ti rendi subito conto che le conoscenze acquisite, per quanto interessanti, ti saranno ben poco utili quando ti troverai di fronte al primo paziente. Non sai lavorare. Non sai neppure in cosa consista esattamente il tuo lavoro. Non hai mai assistito ad una seduta di terapia e, ancora meno, sei mai stato sottoposto tu ad una sessione di lavoro. Insomma, sei molto lontano dal poter essere veramente d'aiuto. Allora continui la formazione. Scegli il percorso tra le tante strade possibili. Io scelsi la via della Psicoterapia Integrata. Non sapevo bene cosa volesse dire ma dentro sentivo che era la scelta giusta per me. Intanto, perché quella scuola era composta da alcuni docenti che mi avevano letteralmente conquistata durante gli anni dell'università, non tanto come professionisti, ma proprio come esserei umani; e anche perché, non riuscendo a riconoscermi in nessun modello specifico, mi sentivo molto più a mio agio in un modello che li comprendesse un po' tutti. Un po' come il discorso della religione: "Non appartengo a nessuna scuola ma appartengo a tutte!". Al termine anche di quella formazione, teorica e pratica, finalmente ho iniziato a lavorare. Dentro di me si era costruito un modello di lavoro composto da tanti fattori: le conoscenze acqusite, le esperienze fatte, gli anni di terpia personale, le terapie di gruppo, le supervisioni...In breve ti accorgi che proponi agli altri, lo stesso modello interno che ha salvato te. Che ti ha permesso di curare le tue ferite, di crescere, di stare meglio. Ti fidi del percorso che hai fatto e così lo proponi anche agli altri. Dopo un po'di tempo e qualche paziente, realizzi che questo fantomatico modello o sistema di lavoro, in realtà altro non è che "tu con l'altro" . Tu porti te stesso di fronte all'altro e diventi strumento per l'altro. Andando ancora avanti, superate le prime euforie, fai un passo in più: in realtà non sei tu lo strumento terapeutico, ma é il paziente stesso che é strumento per sé, scoprendo parti sconosciute o dimenticate, attraverso di te, e risvegliandosi a se stesso. Questa consapevolezza ti aiuta a tenere sotto controllo l'ego. "Non grazie a me, ma attraverso di me". Sei semplicemente uno specchio. Certo, più lo specchio é pulito, e più facilmente l'altro potrà vedersi, ma cio che vede e il processo che compie attraverso il lavoro del rispecchiamento, appartiene a lui e a lui solo. E così anche il merito. E la responsabilità , dei successi e dei fallimenti. Quello che come terapeuti possiamo e dobbiamo fare, é tenere lo specchio ben pulito, lavorando a nostra volta su noi stessi. Da un po' di anni a questa parte, ho iniziato a sentire che il mio lavoro come terapeuta era "limitato". Sentivo che quel modello che avevo costruito negli anni della formazione e che per me era stato tanto importante, mi aveva in realtà accompagnato solo fino ad un certo punto del percorso. Sentivo nettamente che c'era di più . Ma non riuscivo a vedere né cosa fosse e né in che direzione dovessi andare. Ho fatto qualche tentativo, direi alla "cieca", giusto per zittire quella sgradevole sensazione interiore di incompletezza. Ma, ovviamente, ogni strada tentata non ha portato a niente di risolutivo. Quella sensazione continuava a disturbarmi. Ho cercato di agire all'esterno; ho progettato, ideato e creato...ma niente! Sentivo di dovermi ampliare, ma in quale direzione? Oggi so che ogni cosa arriva solo e sempre nel preciso momento in cui deve arrivare e questa é una legge Cosmica. E infatti, nonostante la mia impazienza, ho dovuto attendere che i tempi, interiori, fossero maturi. In conseguenza della profonda crisi esistenziale che ho vissuto all'inizio della pandemia, conseguente alla caduta di ciò che avevo costruito negli ultimi anni con sforzo e dedizione, ho vissuto una vera e propria espansione di coscienza. Si sono aperte porte che prima erano, non solo chiuse, ma invisibili. Finalmente avevo davanti agli occhi il pezzetto di strada da percorrere. Quello che stavo cercando da tempo ma che non riuscivo a vedere. Nuove letture, letture importanti, riflessioni, intuizioni, un grande lavoro interiore, ha innescato una trasformazione che é ancora in corso. Risultato: io non sono piu quella di prima e non riesco più a lavorare come prima. Ho nuove consapevolezze e nuove conoscenze che si riflettono nel mio approccio alla vita e all'altro e nonostante le mie resistenze, non posso fare a meno di essere totalmente e completamente quello che SONO. Il mio mondo interiore ha scoperto la magia e la bellezza di un mondo che ancora i nostri occhi non riescono a percepire ma che la mia Anima sa essere vero. E questo mondo entra prepotente nella mia relazione con l'altro. Una volta che hai aperto quelle porte, non puoi tornare indietro. Solo chi le ha aperte può capire cosa sto scrivendo. Per gli altri, sono solo parole strane e bizzarre. Ma IO SONO questo e non posso più farne a meno.

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